Le nuove frontiere del risparmio guardano al “green”. A deciderlo sono gli stessi investitori che guidano la creazione degli strumenti finanziari attraverso i moderni imperativi del rispetto dei lavoratori, della salvaguardia dell’ambiente e della tutela dei diritti umani. A decidere la strada che ha intrapreso il mondo della gestione del risparmio sono soprattutto i Millennial, la cosiddetta generazione Y, i figli degli anni Ottanta e Novanta che non guardano più al semplice rendimento, ma orientano le proprie scelte seguendo il diktat della sostenibilità. O ancora dell’etica, della morale o della responsabilità sociale. Come? Optando per gli investimenti sostenibili ovvero quelli che mirano a aumentare valore sia per la società che per l’investitore mediante una precisa strategia dove l’obiettivo è di integrare l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo. Proprio in questi nuovi confini fissati nel mondo della finanza si trovano i fondi Esg e gli Investimenti socialmente responsabili, meglio conosciuti come Sri: le moderne sfide per i consulenti e gli addetti ai lavori che vogliano rispondere alle attuali richieste di forme di risparmio green che coniugano sostenibilità e responsabilità. Acronimi che riportano alle molteplici sfumature che può assumere il concetto di sostenibilità in un investimento finanziario.
I fondi Esg E si parte allora dai fondi Esg che riassumono i concetti di “environmental” o ambiente, “social” o sociale e, non ultimo, di “governance” o governo d’impresa. Pilastri dell’investimento che guidano i gestori nella scelta delle imprese da considerare nella costruzione degli strumenti finanziari, facendo rientrare nell’analisi tradizionale anche la valutazione di opportunità e rischi legati alle tre macroaree. Nello specifico si tratta di un’analisi che, tenendo conto degli elementi organizzativi dell’azienda legati proprio alle politiche ambientali, sociali e di governo, mira a valutare il potenziale dell’organizzazione non solo dal punto di vista finanziario, ma secondo una visione di triple bottom line, economica, sociale, ambientale, che trova origine e ragion d’essere dalla tematica quanto mai attuale della responsabilità sociale d’impresa. Senza contare che l’attenzione crescente per le questioni ambientali, sociali e di governo sta spingendo molte società a migliorare i loro standard e processi. E questo può tradursi anche in opportunità per gli investitori. Ecco allora che considerando il driver “environmental” le aziende dovranno essere virtuose sotto l’aspetto dell’impatto ambientale vale a dire sensibili alla diminuzione di emissioni di CO2, attente alla riduzione drastica della contaminazione e dello sperpero delle acque, in prima linea per il rimboschimento delle aree verdi e all’avanguardia nella lotta alla produzione di rifiuti. Ma nel decidere quali imprese considerare il gestore dovrà attenersi anche al criterio “social” ovvero a quelle che hanno una marcia in più per la salvaguardia dei diritti umani, per le politiche di genere, che assicurino elevati standard lavorativi e che diano un forte impulso alla crescita della comunità. Non ultimo il fattore “governance” che ricomprende, ad esempio, la qualità della gestione delle imprese, le politiche di remunerazione dei vertici aziendali, i comportamenti del top management in termini di rispetto delle leggi e della deontologia professionale, l’indipendenza del consiglio di amministrazione e la certificazione del bilancio attraverso società di revisione. Il tutto senza dimenticare che l’obiettivo primario di gestori e investitori resta quello di massimizzare la performance finanziaria.
Gli investimenti Sri Venendo, poi, agli Investimenti socialmente responsabili, cosiddetti Sri ovvero Social Responsible Investments, nella scelta delle imprese su cui puntare per far crescere i propri risparmi, i criteri possono sembrare gli stessi degli Esg, ma la “base” etica deve essere più solida. In altre parole nella loro costruzione si includono o escludono aziende in base a quanto il loro operato si avvicina o si allontana dall’orientamento etico del risparmiatore considerando aspetti che riguardano religione, orientamento politico, sensibilità ambientale. Per un investitore che sceglie gli Sri realizzare un profitto è fondamentale ma altrettanto lo sono i suoi principi morali: oltre ai rendimenti dovrà quindi vedere l’impatto positivo che le sue scelte hanno avuto sul mondo che lo circonda. Calandosi nella realtà, un investitore contrario al fumo in quanto nocivo per la salute, non investirà mai in una azienda che produce tabacco. O ancora un investitore etico potrebbe non puntare su compagnie o fondi che sfruttano carbone o petrolio. Questo perché gli investimenti oltre a rappresentare per lui un introito devono rispecchiare anche i principi morali che lo ispirano. Può accadere allora che per rispondere a questa nuova classe di investitori e di risparmiatori i gestori creino fondi Sri che, ad esempio, facciano riferimento ad aziende e settori impegnati nell’utilizzo e nella produzione di energia rinnovabile o aggreghino aziende con il consiglio di amministrazione diversificato e che applichino processi di selezione che favoriscono la diversità e l’inclusione. Per cogliere appieno la differenza tra Esg e Sri basti pensare che i primi valutano il potenziale delle realtà coinvolte per poter ottimizzare l’analisi finanziaria, mentre i secondi pongono in primo piano i doveri etici valutando successivamente le azioni e preferendo imprese con uno storico senza ombre. Quindi le Esg uniscono al profitto la scelta di un investimento basato su responsabilità e sostenibilità oggettive, mentre le Sri uniscono al profitto la scelta di un investimento basato su driver etici che rispecchiano le convinzioni dell’investitore e hanno un notevole impatto sul processo d’investimento assegnando, dunque, un ragguardevole peso non solo all’aspetto economico ma anche a quello sociale. Ma c’è di più. Nel 2014 i ricercatori dell’università di Oxford hanno effettuato degli studi sul rapporto tra investimenti sostenibili e remunerazione e rendimenti degli investimenti: su cento imprese soggette ad analisi, 88 hanno dimostrato che, quelle che perseguono la scia degli investimenti sostenibili, ottengono risultati migliori. Ciò si traduce anche in riferimento ad una migliore performance borsistica. Quindi investire nella sostenibilità presenta anche un interesse finanziario oltre al valore aggiunto sociale ed ecologico.
Fondi e investimenti Scelta rischi-benefici oppure driver etici
