Il «verde» in finanza non perde appeal. «C’è alta propensione per investimenti green»

08 mag 2023
Il presidente della Consob, Paolo Savona, ha presentato l’ottavo rapporto sulle scelte di investimento degli italiani Il presidente della Consob, Paolo Savona, ha presentato l’ottavo rapporto sulle scelte di investimento degli italiani

 Il «verde» in finanza non perde appeal. Come emerge dall’ottavo Rapporto Consob sulle scelte di investimento degli italiani, nello specifico della sezione dedicata alle scelte in tema di investimenti socialmente responsabili, il 57 per cento degli intervistati è infatti propenso a modificare nei prossimi due anni le proprie scelte di investimento, rafforzando la componente della sostenibilità: 74 per cento tra gli interessati e 93 per cento tra coloro che già li posseggono. In effetti i numeri rilevati sono chiari: nel 2022 il 15 per cento degli italiani si è detto interessato a investire in SRI, prodotti finanziari sostenibili «anche a costo di accettare rendimenti più bassi rispetto a quelli prospettati da altre forme di investimenti». Nel 2021 il dato era del 17 per cento. Un calo di due punti percentuali che si registra anche tra quanti si dicono disposti a investire in ESG «solo a condizione che i rendimenti siano pari o addirittura superiori a quelli offerti da investimenti non sostenibili». È il 48 per cento nel 2022, contro il 57 per cento del 2021. Per contro aumenta di tre punti (dal 14 al 17 per cento) la quota di quanti si dicono non interessati a investire ESG. Si può definire un processo di affinamento continuo. «Come osservatorio Consob seguiamo gli investimenti sostenibili dal 2017», specifica Nadia Linciano, responsabile dell'ufficio studi economici dell’Autorità, sottolineando come il primo rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane che ha affrontato questo tema abbia censito informazioni “basilari” come «la conoscenza percepita della sostenibilità e l’interesse potenziale» in questi investimenti. Nel corso degli anni, tuttavia, il focus si è ampliato e si è trasformato in una sezione stabile del rapporto. E il report «esprime questo processo di affinamento continuo». Che rientra nell’analisi del lavoro compiuto tra 2019 e 2021 illustrato da Monica Gentile e sui risultati dell’analisi 2022 presentati da Daniela Costa, entrambe della divisione studi Consob. Monica Gentile, nell'approfondire l’obiettivo del lavoro, l’approccio metodologico, le principali evidenze e le conclusioni, ricorda come la ricerca nasca appunto «dall’osservazione dell’evoluzione del quadro normativo», e sottolinea che il Regolamento delegato 2021/1253 «introduce nella valutazione di adeguatezza nell’ambito del servizio di consulenza e di gestione del portafoglio la rilevazione delle preferenze di sostenibilità». Un percorso lungo e “complesso” - il tema della complessità si ripresenta più volte e con diverse sfumature nel corso del seminario - e che parte da un’analisi, focalizzata sull’interesse degli investitori verso gli investimenti ESG e non sul possesso in quanto «sono ancora pochi gli investitori che li detengono, quindi si sarebbe creato un problema di dimensione ridotta del campione». Quello del retail è dunque il perimetro in cui si concentra il discorso, e su cui incidono diversi fattori, dalle variabili socio-demografiche alla presenza o meno di un consulente finanziario. Da queste premesse prendono le mosse i risultati, che vedono diverse «associazioni positive», come ricorda Daniela Costa, connesse alla presenza di una maggiore educazione finanziaria nei rispondenti, ossia maggiore conoscenza dei temi della finanza sostenibile, la presenza di un consulente e la comunicazione delle preferenze di sostenibilità. Se si va nel dettaglio delle singole preferenze ESG, il rapporto rileva come, nell’ambito dei fattori ESG, gli investitori si orientino «in via prioritaria verso i profili ambientali (36 per cento dei casi) e sociali, intorno al 34 per cento. Il 22 per cento degli intervistati non esprime alcuna valutazione in merito all’importanza relativa dei suddetti fattori». Qui emerge la prima associazione positiva rispetto ai numeri registrati negli anni precedenti, in quanto «il dato scende al 16 per cento nel sottocampione degli investitori con elevata alfabetizzazione finanziaria - conclude Daniela Costa - e all’11 per cento tra coloro che hanno alte conoscenze in materia di finanza sostenibile».

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