L’Osservatorio sul crowdinvesting studia quel sottoinsieme del crowdfunding, laddove singole persone fisiche (ma anche investitori istituzionali e professionali) possono, attraverso una piattaforma Internet abilitante, aderire direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto, concedendo un prestito (lendingbased model) piuttosto che sottoscrivendo quote del capitale di rischio di una società (equity-based model). Secondo quanto pubblicato sul sito ufficiale della commissione, alla data del 30 giugno 2022, risultavano autorizzati da Consob 51 portali per la raccolta di capitali online, esattamente come l’anno scorso, ma un buon numero di questi non ha ancora pubblicato una singola campagna. Il settimo Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, descrive un quadro ormai complesso della filiera della raccolta di capitale destinato a investimenti attraverso il crowdfunding. Solo per dare qualche numero, parliamo di novanta piattaforme attive sul mercato nazionale, molte delle quali ancora ai nastri di partenza. La raccolta complessiva negli ultimi 12 mesi, dal 1. luglio 2021 al 30 giugno 2022, è stata pari a 430,6 milioni di euro; essa rappresenta ancora una goccia nell’oceano rispetto agli impieghi sul mercato finanziario italiano, ma è una quota non trascurabile se rapportata alle startup e alle Pmi che sono le tipologie di imprese che più difficilmente riescono ad accedere al capitale. Se poi sommiamo a questo valore il contributo delle piattaforme fintech che erogano prestiti a persone e imprese facendo solo leva su capitali di investitori professionali, fondi di credito e banche, la raccolta si moltiplica in maniera consistente. Cos’è successo nel mondo italiano dell’equity crowdfunding e del social lending durante l’ultimo anno? Il «piatto forte» è il rinvio della scadenza prevista inizialmente per novembre 2022 entro la quale le piattaforme europee già operative devono adeguarsi alle procedure previste dal nuovo Regolamento ECSP. La nuova scadenza fissata dalla Commissione Europea - proprio pochi giorni prima di andare in stampa nonostante i ripetuti avvisi che nessuna proproga sarebbe arrivata - è novembre 2023; in Italia c’è stato un vivace dibattito negli ultimi mesi sul ritardo accumulato nella definizione di alcuni punti importanti relativi all’adeguamento alle norme europee, fra cui la definizione delle competenze fra Consob e Banca d’Italia. Sembra ormai scongiurato il pericolo di uno stop nell’operatività, secondo il report «si può procedere senza indugio a definire tutto quello che serve ed è opportuno per dare certezze agli operatori italiani e metterli in condizione di competere con i partner europei, così come è nello spirito del Regolamento ECSP per non ritrovarci a luglio 2023 esattamente nella stessa situazione di qualche anno fa». Rispetto alla congiuntura del mercato, per la prima volta si può trovare nel Report qualche segno negativo. «Il primo semestre del 2022 non è andato benissimo per l’equity crowdfunding - continua -, soprattutto per startup e Pmi innovative. Anche il lending alle imprese non immobiliari ha fatto un piccolo passo indietro. Sono andati bene invece il comparto immobiliare e i prestiti alle persone fisiche. Ovviamente attendiamo i risultati del secondo semestre per capire se si tratta di un cambio di passo o di un ‘assestamento’ del mercato. Quest’anno abbiamo dedicato un focus specifico, nell’ambito dell’equity crowdfunding, ai progetti con impronta ESG, a testimoniare la crescente attenzione verso la sostenibilità, tema che ben si coniuga con lo spirito del crowdfunding».
L’equity crowdfunding e l’attenzione al sociale
