Costi più alti per gli investimenti green, i privati spesso lasciati soli a sostenere la crescita sostenibile. Ma la finanza “verde” rimane un’opportunità a rischi comunque accettabili, con la politica chiamata però a mettere in campo salvaguardie e iniziative efficaci tracciando la strada del cambiamento. A ribadirlo è Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Veneto oltre che del comparto veronese dell’associazione dei consumatori.
Di sostenibilità si parla tantissimo negli ultimi mesi, e anche della cosiddetta finanza green, cioè gli strumenti finanziari con cui si favorisce uno sviluppo ecosostenibile, in particolare, la transizione energetica e la lotta al riscaldamento globale. Secondo lei a che punto siamo in Italia? E sul nostro territorio locale?
Credo che a fronte di un'aumentata consapevolezza dei cittadini, il sistema economico e politico faccia fatica a realizzare una transizione efficace. Mi pare di capire che manchi un progetto condiviso che tenga conto anche delle esigenze dei soggetti più deboli e che possa quindi ricevere il più ampio consenso possibile. Ogni cambiamento ha un costo e, per ora, mi pare che non ci sia una salvaguardia efficace per chi è in difficoltà. Vorrei che la transizione fosse più equa e preliminarmente a beneficio di chi ha bisogno di aiuto. Ad esempio la povertà energetica è in aumento nel nostro Paese ma non vedo politiche di sostegno diverse dal sistema assistenziale dei bonus che è importante ma non può essere l'unica risposta. La finanza green non può mettere in difficoltà le persone e le famiglie. Lo sviluppo sostenibile deve essere un'occasione equa di ridistribuzione del reddito e mobilità sociale mettendo al centro le persone. Si deve parlare di più di sostenibilità sociale oltre che di riscaldamento globale. Così anche nel nostro territorio veronese.
Si parla di investimenti che coinvolgono progetti e prodotti finanziari che incoraggiano lo sviluppo di un'economia sostenibile, ma sembra ancora rimanere un argomento per gli addetti ai lavori. I cittadini sono abbastanza informati su questo tema?
I cittadini in questo periodo di aumentata inflazione e conseguente caro vita guardano sempre di più al prezzo e alla remuneratività degli investimenti, quei pochi che fanno. Oggi chi vuole investire nell'economia verde talvolta deve affrontare maggiori costi rispetto agli investimenti tradizionali. Non mi pare corretto, è un altro modo per scaricare sulle famiglie il prezzo della transizione ecologica e non va bene. Poi c'è il grande tema dell'educazione finanziaria. L'Italia è il Paese dove la cultura in questo ambito è sotto la media europea. Non le sembra strano per uno dei Paesi con il maggior risparmio privato? Sarà un caso che negli ultimi anni abbiamo assistito con una certa frequenza a fenomeni anche eclatanti di risparmio tradito?
Nel campo del settore bancario, la green finance è l'insieme di prodotti e servizi che include l'impatto ambientale tra i fattori presi in considerazione per la concessione del credito. È un fatto repositivo oppure si tratta di un restringimento in più per imprese e cittadini già in difficoltà per il periodo storico che stiamo vivendo?
Credo che con le dovute accortezze possa essere un fattore di agevolazione del cambiamento. Non deve però diventare un criterio univoco ed escludente ma contemperato da altri fattori di sostenibilità. Talvolta mi pare che ci sia una sorta di presa di posizione ideologica formale a scapito di un'effettiva presa di coscienza dell'importanza di questo tema.
Nel 2016, il G20 ha riconosciuto ufficialmente per la prima volta la necessità di accelerare lo sviluppo della finanza green per raggiungere l'obiettivo di una crescita sostenibile. Sono questioni che riguardano solo operazioni finanziarie di un certo livello oppure anche i privati cittadini?
Se penso a taluni cambi di paradigmi come l'auto elettrica, la classe energetica degli edifici mi pare che per ora siano i singoli ad essere chiamati a sostenere la crescita sostenibile. In ogni caso il tema della misurazione delle strategie è un tema importante. Che non diventi però un mero strumento di semplice verifica formale. Dobbiamo trovare il modo di coinvolgere più soggetti possibili nella transizione energetica.
Gli investimenti sostenibili sono in forte crescita. Sono una necessità(per il pianeta) ma anche un'opportunità: si punta su settori in espansione, con rischi inferiori legati al clima inferiori. I cittadini ne sono consapevoli? La green finance ha un orizzonte di lungo termine e uno storico ancora ridotto, sono più i rischi o le opportunità?
Io credo che, se gestita bene, la green finance sia un'opportunità e che i rischi siano accettabili. Non facciamo però il solito errore: serve un grande progetto politico condiviso al riguardo. L'economia non governa nulla se non gli interessi materiali e di profitto. È la politica che deve mettere in campo priorità, salvaguardie e iniziative efficaci tracciando la strada del cambiamento. Senza un progetto condiviso di questo tipo, legittimato dalla base politica dei cittadini, temo scenari poco edificanti. E tutto il fenomeno green rischia di far crescere adesioni di opportunità economica e non di convinzione profonda che è imprescindibile per cambiare davvero le cose.
A che livello è l'alfabetizzazione finanziaria delle persone? Come fare per migliorarla? Come Adiconsum avete proposto dei progetti nelle scuole...
L'alfabetizzazione finanziaria purtroppo è una priorità e dobbiamo portarla nelle scuole, nelle case, nelle imprese, nelle sedi delle associazioni e ovunque serva. E, mi creda, serve moltissimo. Ce n'è un grande bisogno. Sa quanti casi di sovra indebitamento o di risparmio tradito possiamo evitare con risparmiatori dotati di un buon bagaglio culturale? Anche a Verona possiamo avviare un tavolo di confronto su questo tema aggregando i soggetti pubblici e privati e dare il via a un progetto di risparmio consapevole. Solo così potremo affrontare i cambiamenti serenamente: più cultura e meno paura.