di Monica Sommacampagna

Progetto Suschoice, cibi sani e sostenibili

13 ott 2021
La ricerca Roberta Capitello, docente del dipartimento di Economia La ricerca Roberta Capitello, docente del dipartimento di Economia

I giovani consumatori italiani scelgono di mangiare cibi sani e sostenibili principalmente per tenere sotto controllo il peso o migliorare la forma fisica ma anche mossi da valori socio-culturali e ambientali e chiedono alle istituzioni più formazione, controlli, prezzi ragionevoli e regole. Sono i primi dati emersi da interviste e questionari su 2.500 consumatori tra i 20 e i 34 anni nell'imminenza della fase conclusiva di Suschoice, un progetto europeo dell'Università di Verona avviato nel 2018 con le università della Norvegia Occidentale, di Geisenheim e di Bucarest. «Ci interessa approfondire come i giovani si stanno orientando in ambito alimentare, chiarendo cosa viene percepito del termine sostenibile» chiarisce Roberta Capitello, docente del Dipartimento di Economia Aziendale dell'Università di Verona. «Abbiamo in particolare rilevato che, sottoposti a diversi stimoli, i consumatori italiani vedono nel biologico un punto di riferimento ma fanno rientrare nel concetto di sostenibilità anche l'origine, che garantisce la provenienza degli alimenti, insieme a un minor consumo di CO2». Sia i questionari online che i focus group hanno evidenziato anche l'attenzione per i packaging riciclabili o porzioni ad hoc per loro. A confronto con diversi Paesi inclusi nello studio, il giovane italiano si avvicina di più a quello rumeno per l'attenzione ai prodotti locali mentre i norvegesi, che importano molti prodotti dall'estero, risultano meno sensibili su questo aspetto. I primi dati sono stati raccolti a gennaio 2020 prima del Covid, la scorsa estate è stata quindi avviata una nuova indagine online per conoscere quali strategie i giovani si attendono dalle istituzioni. «I consumatori nei quattro Paesi concordano che i prodotti sostenibili dovrebbero avere un prezzo più accessibile ma non sono disposti a pagare di più» ha detto Roberta Capitello. Molto va fatto, quindi, sul fronte dell'informazione e della formazione. Le persone intervistate nei quattro Paesi concordano di supportare i prodotti sostenibili tassando quelli che non lo sono o di aiutare le aziende che decidono di investire in questo ambito. Gli italiani, in particolare, pongono l'accento sulla necessità di avere linee guida dalle autorità e maggiore formazione alimentare. I tedeschi puntano sulla gestione della filiera, sul controllo dei rifiuti e sulla protezione delle risorse naturali, oltre che su forme di lavoro più equo. I norvegesi si concentrano su una dieta salutare, sono aperti a nuove tipologie di alimenti, come gli insetti, e credono che gli influencer possano sostenere la causa della sostenibilità. I rumeni pongono, infine, l'accento sulle realtà locali contro le minacce di omologazione da parte delle multinazionali».

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